Le parole che scegliamo, le libertà che costruiamo

  • Direzione Linguistica®
  • Tutti
  • Lettura: 3 min
  • 23.01.25
  • La lingua è una lente attraverso cui leggiamo il mondo e ci posizioniamo al suo interno. Saper parlare bene, però, non significa riempirsi la bocca di parole difficili o esprimersi con impeccabile formalità. Significa avere il controllo del linguaggio e delle sue sfumature, saper scegliere come parlare in ogni situazione. È qui che si trova una delle più grandi forme di libertà: nella possibilità di decidere chi essere, una parola alla volta.



    La libertà linguistica è saper parlare in dialetto con il fruttivendolo, cercando un’empatia immediata, ma anche passare a un linguaggio formale quando si entra in una sala riunioni. È sapere quando infrangere una regola grammaticale, non per ignoranza, ma per avvicinarsi all’altro o rafforzare un messaggio. Nei momenti cruciali della vita, le parole giuste possono fare la differenza tra convincere e fallire, tra creare un legame e distruggerlo.



    Il linguaggio è specchio del valore che diamo a noi stessi.



    Il modo in cui parliamo influenza la nostra percezione di competenza, sicurezza e appartenenza. Scegliere il tono e le parole giuste significa affermare chi siamo in una stanza, in una relazione, in un dibattito. C’è una potenza straordinaria in un linguaggio che si adatta senza sforzo, che rispecchia la nostra autenticità e ci permette di muoverci con disinvoltura tra contesti diversi.



    Eppure, la vera forza del linguaggio non si esaurisce nell’autorealizzazione. Sta nella sua capacità di creare connessioni. Parlare come “uno vuole” non è solo una questione di espressione personale, ma di costruzione di ponti. Dire “a me mi piace” con un sorriso può essere un gesto di empatia, un modo per dire: “Ti vedo, ti capisco, siamo sullo stesso piano”. Allo stesso tempo, padroneggiare un linguaggio più formale è la chiave per essere ascoltati in contesti dove è richiesta autorevolezza. La scelta del registro è un atto di consapevolezza che ci permette di navigare mondi diversi, senza mai perdere il nostro centro.



    Tuttavia, non tutti possono permettersi questa libertà.



    Barriere culturali, sociali ed educative limitano l’accesso agli strumenti necessari per muoversi tra registri e linguaggi. Chi cresce in contesti poveri di parole fatica a rivendicare spazio in una società che premia chi sa esprimersi con precisione. Questa disparità non è solo linguistica: rafforza dinamiche di potere che penalizzano chi non ha voce o chi non riesce a usarla nei modi ritenuti “giusti”.



    Ma proprio qui il linguaggio rivela il suo potenziale rivoluzionario.



    Anche nei margini, le parole possono diventare atti di resistenza. Parlare bene, parlare male, parlare come si vuole, questa è la vera libertà. È la possibilità di scegliere chi essere e come muoversi nel mondo, senza vincoli imposti dagli altri. Non esiste un unico modo giusto di parlare, ma infiniti modi di esprimersi. E più ne padroneggiamo, più siamo liberi.



    Scrivici a supernova@remidastudio.com. Perché ogni parola è una scelta, e ogni scelta è il primo passo per cambiare le cose.

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