Errare humanum est. E per fortuna!

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  • 23.07.24
  • Nicola Grandi è uno dei più rinomati linguisti italiani, con una carriera accademica che abbraccia la morfologia e la tipologia linguistica. Professore ordinario presso l'Università di Bologna, ha contribuito significativamente alla comprensione dei processi linguistici e delle loro variazioni. Con il volume "La grammatica e l'errore: le lingue naturali tra regole, loro violazioni ed eccezioni", ci invita a vedere gli errori linguistici sotto una luce completamente nuova.



    REMIDA incontra NICOLA GRANDI



    F: In uno dei nostri ultimi approfondimenti, abbiamo raccontato come la lingua si evolve insieme al tempo e alla cultura in cui è parlata. Potremmo quasi immaginare la lingua come una casa in perenne ristrutturazione. Tra i tanti mattoncini che danno vita a questa trasformazione continua troviamo gli errori, a cui lei ha dedicato il suo ultimo libro.



    Che cosa sono gli errori linguistici e che ruolo giocano nelle lingue naturali?



    N: Forse quella dell’errore è la nozione linguistica più complicata da affrontare su un piano tecnico, proprio perchè è l’elemento su cui c’è maggior distanza tra ciò che è il percepito del pubblico e quello degli studiosi. Da un punto di vista tecnico e linguistico gli errori, di fatto, non esistono. Qualunque produzione linguistica di un parlante è il frutto di ciò che la sua competenza gli suggerisce, e quindi ogni produzione è legittima come tutte le altre.



    F: Quindi gli errori non esistono?



    N: Non esattamente. L’errore vive nella percezione linguistica del ricevente: quando quest’ultimo osserva una certa distanza tra una produzione linguistica e il suo personale standard di riferimento, ecco che scatta la sensazione che sia stato commesso un errore. Sarebbe riduttivo affermare che gli errori semplicemente non esistono. Questo può essere vero in ambito teorico, ma durante i normali scambi linguistici le persone percepiscono gli errori come qualcosa di assolutamente reale.



    F: E come possiamo determinare quali produzioni linguistiche siano errate e quali no?



    N: Un termine di confronto ufficiale ce l’abbiamo ed è l’italiano standard, quello scritto sulle grammatiche che si studiano a scuola. Ma ciò che ha più importanza nella valutazione dell’errore è il contesto: una produzione linguistica deviante rispetto allo standard può essere tollerabile in un contesto e gravissima in un altro. Prendiamo per esempio la canzone di Jovanotti “Un ragazzo fortunato”, dove l’artista canta “sono un ragazzo fortunato, perché non c’è niente che ho bisogno”. Secondo la grammatica italiana questo è un errore, ma questo non ha in alcun modo pregiudicato il successo del brano e non credo che il pubblico si alzi sbracciando per segnalare l’errore quando Jovanotti canta la canzone ai concerti. Per questo è difficilissimo stabilire quali e quanti siano gli errori, perché ci sono contesti in cui una stessa struttura linguistica fa sgranare gli occhi... ed altri contesti in cui non la notiamo neppure.



    F: Dal punto di vista della comunicazione, sia essa diretta o mediata, non c’è mai stato un momento nella storia umana così fervido.



    Non esiste altro periodo storico in cui si è scritto e parlato tanto quanto facciamo oggi: produciamo quotidianamente una quantità di testo scritto che potrebbe riempire un milione di Biblioteche d’Alessandria.



    E se il contesto è così determinante nella valutazione degli errori, come cambia, questo, nel tempo?



    N: Come in tutte le cose, tendiamo a mettere in pratica le attività che alleniamo di più. Oggi la forma di scrittura più usata è quella della messaggistica, a differenza di quanto succedeva fino a 30 anni fa. Il principale sintomo di questo fenomeno nuovo, assolutamente figlio del nostro tempo, è la difficoltà nell’uso della punteggiatura rilevata da una mappatura svolta sui testi creati dagli studenti. Va consolidandosi una distanza davvero considerevole tra ciò che in teoria ci insegnano, lo standard, e quello che in realtà facciamo.



    F: Ma la lingua, e lei lo sa bene, non è fatta solo di regole e convenzioni. La lingua nasce soprattutto da chi la parla. In Remida abbiamo brevettato un framework, la Direzione Linguistica®, che si basa proprio su questo principio: rimettere l’uomo al centro della comunicazione. Per noi questo significa capire chi è il pubblico a cui si parla, conoscerne le origini, i riferimenti culturali. E anche in questo caso lo studio degli errori linguistici può rivelare moltissimo. In che modo gli errori linguistici possono riflettere variazioni sociali, regionali o di registro?



    N: Noi usiamo le produzioni linguistiche delle persone per giudicarle, per crearci un loro profilo sociale. In breve, in base a come una persona parla, noi ci costruiamo un identikit in base al quale la giudichiamo. Questo accade perché c’è una correlazione sistematica, tipica delle società articolate come la nostra, tra parametri sociali e linguistici. Più che giudicare la produzione linguistica, valutiamo lo stereotipo ad essa correlato. Per esempio, una deviazione dallo standard in una determinata area geografica può indicare un'influenza dialettale, mentre in un altro contesto può rivelare differenze di classe sociale o livello di istruzione. Inoltre, gli errori possono anche riflettere l'uso di un registro informale in contesti che richiederebbero un linguaggio più formale, indicando una familiarità o un'intimità tra i parlanti. L'analisi degli errori linguistici non solo ci aiuta a capire come le persone usano la lingua, ma ci offre anche una finestra sulla complessità delle dinamiche sociali e culturali che influenzano la comunicazione.



    F: Gli errori linguistici hanno quindi un impatto sulla percezione e costruzione dell'identità, sia a livello individuale che di gruppo?



    N: La lingua è fondamentale nella costruzione dell’identità e idealmente ciascuno dovrebbe sentirsi pienamente a suo agio a parlare la propria lingua. Andrebbe alleggerito il carico ideologico che oggi si percepisce su molti usi della nostra lingua e che in certi casi rende ormai impossibile affrontare il tema in maniera scientifica.



    F: Parlando di scienza, passiamo per un attimo a un tema più tecnologico. I Large Language Models sono strumenti sempre più utilizzati dagli utenti del web e rappresentano un esempio di come la linguistica e l'intelligenza artificiale possano creare potenti strumenti di elaborazione del linguaggio. L'uomo può davvero essere escluso da quel meraviglioso castello di convenzioni ed errori che ha creato nel corso dei millenni, la lingua?



    N: Tutti i sistemi di intelligenza artificiale che generano linguaggio lo fanno attraverso l'addestramento su testi prodotti da noi. Di conseguenza, i testi generati riflettono i tratti specifici dell'input a cui sono stati esposti, sia nelle strutture linguistiche che negli stereotipi intrinseci. La macchina, pur addestrata su un corpus vastissimo, rimane esclusa dalla dimensione sociale che caratterizza l'essere umano e che plasma la lingua con le sue regole e i suoi errori. Le redini della creazione del linguaggio sono ancora saldamente nelle mani dell'uomo.



    F: Si è detto però che la lingua è il risultato di continue trasformazioni protratte nel tempo, di cui fanno parte anche gli errori.



    Sappiamo anche che le macchine non “sbagliano”, mentre l’uomo sì, eccome se sbaglia. E se fosse proprio l’errore la chiave per mantenere il controllo sull’evoluzione della lingua saldamente nelle mani dell’uomo?



    N: Assolutamente sì, se consideriamo l'errore linguistico come un elemento di creatività e innovazione. L'errore è alla base della diversità umana e, proprio per questo, ne rappresenta una delle maggiori forze. Affrontando questo tema, nel mio libro cito Frank Zappa: "Senza deviazione dalla norma, non c'è progresso." Gli errori linguistici non sono difetti, ma opportunità per l'evoluzione e l'arricchimento del linguaggio. Riconoscere il valore dell'errore ci permette di abbracciare la complessità e la bellezza della comunicazione umana.



    E tu, che sbagli fai col tuo linguaggio? Raccontaceli tutti a supernova@remidastudio.com.

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