Diego Armando Maradona

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  • 21.02.23
  • “Gli attori sono esseri fortunati: possono scegliere tra tragedia e commedia, soffrire o gioire, ridere o piangere. Nella vita reale questo non accade: ai Guildenstern tocca la parte di Amleto e Amleto deve scherzare come se fosse il principe Hal. Il mondo è un palcoscenico, ma i ruoli sono mal distribuiti." Oscar Wilde, citando Shakespeare, ha già detto tutto ciò che c’è da dire. Quindi, vuoi essere un attore?



    Diego Armando Maradona era un giocatore, non un calciatore



    Diego Armando Maradona era un bambino, decisamente povero, destinato a crescere in un posto dove non c'era altro da fare che dare dei calci a un pallone. Un piccolo bimbo di 6 anni che ha un pallone da calcio come compagno. Immaginiamo quel ragazzo diventare colui che, più di chiunque altro al mondo, può far fare a quella palla tutto ciò che vuole. Quel bambino è ancora un bambino? Quel ragazzo è ancora umano, o è diventato attore? Simbolo? Icona?

    Quante persone al mondo conoscono il suo nome? Quante persone sanno chi era Diego Armando Maradona? Nel bene o nel male, tutti hanno un'opinione su di lui. Perché tutti si sono fermati, almeno una volta, a pensarci.

    Di recente, mentre ci recavamo a un appuntamento alla periferia di Torino, alla radio passavano la notizia che "La squadra di Maradona ha perso contro il Cagliari questo fine settimana". Ad esser precisi, Maradona non gioca per il Napoli da un po' di tempo. Ad esser precisi, Maradona non è più nemmeno vivo… Eppure il Napoli viene chiamato “la squadra di Maradona”. Più tardi, quella stessa mattina, l'amministratore delegato con cui stavamo parlando (un’intervista squisita... Se mai ci leggerai - grazie Antonio!) ha usato lo stesso nome - Maradona - per esprimere la sensazione che nel suo team “Non ci dovrebbe essere un Maradona”. Aka non dovrebbe esserci un fenomeno, un one-man-show, un catalizzatore. Lo ha detto però in modo positivo, sottolineando il valore della squadra stessa a sfavore di un eroe che può offuscare tutto il resto.



    Alcune persone "trascendono" se stesse. Alcune persone diventano simbolo di qualcosa che non è di carne e ossa...



    Perché tutti amano (o odiano) Diego? Perché Napoli si colora dei suoi graffiti? Perché Paolo Sorrentino (Paolo! Se mai, MAI leggerai questo pezzo... Grazie, per la tua poesia delicata e vera. Fatti vivo, scrivici!) ha scritto "Un anno senza Dio" sotto il post pubblicato per il primo anniversario della morte? Maradona fu l'ultimo (il primo?) Re di Napoli. In una città lacerata tra il vulcano e il mare, tra opulenza e miseria, tra passato e presente, una città continuamente derisa e disprezzata dagli altri, dagli stessi italiani… Quando c'era Diego, era la capitale del calcio. La capitale mondiale del calcio.

    Diego era presuntuoso, drogato, schernitore di tutte le regole. Ma cosa avresti fatto, se fossi diventato più grande dei tuoi sogni più sfrenati, se uno qualsiasi dei tuoi giorni più noiosi fosse enormemente più incredibile delle tue speranze più estreme?

    Come si fa a diventare un'icona? Diego non era più di carne e ossa, forse nemmeno per se stesso. Era Diego Armando Maradona. Un marchio. Un marchio che rappresentava la libertà, la rivincita, il divertimento. Se tutto il mondo è un palcoscenico, Diego Armando Maradona è il giocatore su cui è ritagliata la trama. Un leader, una forza trainante, un intrattenitore. Qualcuno che può farti ridere, qualcuno che può farti piangere: in ogni caso, qualcuno che cancella il peso gravoso delle battaglie quotidiane.

    Se tutto il mondo è un palcoscenico, chi è sul palco deve agire in nome di qualcosa: che cosa rappresenta il tuo marchio?



    Padroneggiare il palcoscenico: un pratico compendio



    Se vuoi stare sul palcoscenico (e quale brand non lo vuole?) devi scegliere con cura la tua parte. Come ci ha insegnato William (Shakespeare), come ci ha avvertito Oscar (Wilde), non abbiamo altro che una parte da recitare: è quindi opportuno sceglierla bene.

    Per essere (diventare) un'icona, brand o persona che tu sia, devi emergere come attore culturale. C'est-à-dire, come qualcuno/cosa che può parlare contemporaneamente alla pletora di ascoltatori, a tutti i pubblici che risiedono nel tuo quadro di riferimento semantico.

    Come ascendere dunque da persona a icona? Come si passa da brand a player culturale? Il percorso è simile, o per meglio dire: il percorso è proprio lo stesso.

    Prima di tutto, LEAP: devi partire da molto lontano rispetto a dove arriverai. Poi, PERSONE: devi fare qualcosa che le faccia sorridere, che le faccia sentire meglio con se stesse. Infine, dovrai essere EMPOWERING: devi dare alle persone la possibilità di fare di più, di fare di meglio. Devi spingerli a pensare in grande su ciò che possono fare e ottenere.

    Quando avrai fatto tutto questo, inizierai a notare che il tuo nome è un’antonomasia, che sei citato come un modo di dire. Avrai un impatto riconosciuto sulla vita quotidiana, avrai una storia che è fonte di ispirazione. Avrai qualcosa di vero da dire: ora i riflettori puntano tutti su di te. Usali con saggezza. Tutto il mondo è un palcoscenico: interpreta bene la tua commedia.

    Se sei curioso, o se sei Paolo (o Diego!), scrivici a...



    lisa@remidastudio.com

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