Come una Medusa che si trova incoronata da associazioni negative: perché la complessità riveste un ruolo sempre così funesto? La complessità, l’entropia, il caos, i buchi neri: spaventosi sì, ma terribilmente ricchi. Come fare a guardarli in volto senza restare pietrificati? Come fare a utilizzarli senza restarvi invischiati? Come renderli fattori potenzianti del valore?
In difesa della complessità, REMIDA propone un piccolo compendio delle sue virtù.
Complessità: cosa significa?
La parola complessità deriva dall’aggettivo “complesso”, che a sua volta risale al participio passato latino complexus, dal verbo complecto, complectis, complexus, complectere (per i filologi, transitivo della terza coniugazione). Verbo multiforme ed interessante, il suo primo significato è quello di abbracciare, cingere. Proprio questo “abbracciare” che può aver luogo anche nella mente dà vita al significato di cogliere e comprendere. “Complesso” significherebbe quindi “capito”, non “difficile”, come appare oggi dopo l’uso ecclesiastico del latino medievale, che ne ha ridefinito molte accezioni.
Cos’è per noi la complessità? Ci appare come il sentimento precedente alla scoperta di un orizzonte, come il progetto che non ha ancora un obiettivo definito, come il problema le cui variabili non sono ancora state operazionalizzate.
Se proviamo a immaginarla, complessità è una matassa dove i fili appaiono senza inizio, e senza fine. O come un quadro di Pollock ove ogni punto se ne trascina appresso infiniti altri.
Pensiamo invece la complessità come una formula chimica: una volta imparato quel linguaggio, è più precisa di qualsiasi altra ricetta. Pensiamo alla complessità come alla struttura di un cristallo: inintelligibile a prima vista, eppure solidissima. Ripensiamo alla complessità come alle onde degli oceani: un fenomeno scientifico che sa travestirsi da poesia.
Ode…Di cosa stiamo parlando?
Perché difendere la complessità? Perche ci siamo sentiti in dovere di dedicarle un’ode? La complessità è spesso demonizzata dalla stessa comunicazione, dalla grande “idea” che in un momento deve (o dovrebbe) travolgere tutto, dal “focalizziamoci solo sugli elementi salienti”, dai “questo lo escludo dal brief”. Ecco, la complessità, se non altro, è inclusiva: nel suo disordinato marasma lascia posto a tutto. Noi crediamo che sia nelle sfumature che si trovano le idee grandi davvero, e nel dettaglio a prima vista insignificante una ricchezza che va oltre il dato materiale. Ecco da dove nasce il nostro inno alla complessità: per fare cose veramente straordinarie, solo la complessità ci può venire in aiuto. Ed è solo rendendo semplice anche la più spinosa matassa che riusciamo a creare valore pieno, intrinseco, sostenibile.
“Ode” era il nome, nella lirica della Greca Antica, riservato per quei componimenti che glorificavano un evento o un individuo, eroizzandone la natura. Per noi la Complessità è una “narratrice silvana, che sa esprimere una favola fiorita più dolcemente delle nostre rime” (liberamente tratta da Ode on a Grecian Urn di John Keats).
Leve: cosa sono e come ottenerle
La complessità si configura quindi non solo come il Virgilio che ci fa scoprire l'ebbrezza della ridondanza, ma come la leva che dischiude le porte del valore. Di quel valore identitario che dovrebbe stare alla base di ogni brand. Una leva in fisica è una macchina molto semplice, costituita da un’asta e da un fulcro, in grado di indirizzare le forze che le arrivano, con decisione verso un punto terzo. Una forbice, uno schiaccianoci, un remo: con un'azione dirompente trasformano un equilibrio spontaneo in una diversa forma di equilibrio.
Una leva è come una bacchetta magica (dove il trucco però resta visibile): la trasformazione che avviene dallo stato A allo stato B cambierà per sempre il mondo. La complessità è una leva perché, una volta compresa, cambierà per sempre lo stato delle cose.
Valore: il significato dietro un lemma inflazionato
Se la complessità è merce rara, e ancor più difficile è elevarla a driver… come facciamo ad utilizzarla per accrescere o creare valore? Anche questo lemma deriva dal verbo latino valeo, intransitivo della seconda coniugazione (valeo, vales, valui, valitum, valere). Al significato primario di valere, avere forza, associa quello di “godere di buona salute”, stare bene. In senso figurato quindi avere potere, avere influenza, essere in grado di… e quindi, “valere”. Nessuna definizione migliore di questa si addice al “valore” che un brand dovrebbe avere.
Veniamo al sodo: come si guida la complessità per trasformarla in un agente positivo di progresso?
La complessità va in primo luogo cercata, accettata, ascoltata. Poi viene dettagliata, mappata, dispiegata. Solo allora cominciamo a tracciare linee fra i punti, e fili rossi fra di loro. Semplicemente ed unicamente queste sono le fondamenta su cui costruire una strategia, un marchio, un valore. Solamente queste daranno sincera profondità al progresso che porteremo nel mondo.